Fotografare spesso è per me un esercizio di meditazione: ho la mente vuota, focalizzata, centrata sul soggetto e nient’altro. Quando fotografo in queste condizioni non mi accorgo del tempo che passa, del mondo che ho intorno al di fuori dell’obiettivo e sono rilassata, assorta. Non penso alla tecnica: i gesti automatici dell’inquadrare, cambiare tempi, diaframmi, non mi distraggono da quello che sto osservando. Semplicemente fotografo.
Altra cosa è mettere in piedi un progetto. A volte nasce guardando le fotografie già scattate, a volte nasce da un’idea da tradurre in immagini. Spesso, molto spesso in verità, ho un pensiero che affiora, un’immagine dietro gli occhi, un’idea che fluttua nel cervello cui non riesco a dare forma: ed ecco che interviene la parte pragmaticamente creativa di me ovvero mio marito! Lui riesce sempre a dar corpo alle alghe che navigano liberamente nel mio inconscio, è capace di dare voce ai miei pensieri inespressi e a capire che lì, proprio lì volevo arrivare. Un duettare in sincrono che colma lacune ora da una parte ora dall’altra, che spinge sempre in avanti e porta a termine progetti sognati, immaginati, fortemente voluti.